Cenere, recensioni #5

Su Quaderni d’altri tempi Giovanni De Matteo dedica a Cenere un pezzo in cui nella lettura del romanzo di Elisa Emiliani vengono evocati grandi nomi e suggestioni.
Ve la proponiamo qui di seguito.

RESISTENZA DALLE CENERI DELL’ITALIA FUTURA

Ash, Reba, Anna: tre amiche in un’Italia del futuro non troppo prossimo, ma terribilmente attuale. Non in un angolo qualsiasi della penisola, ma una Romagna che esaspera le caratteristiche della società in cui il paese si è trasformato nel frattempo. Niente infatti è più distante dai panorami idealizzati di una terra assolata in cui indugia il sogno di un’estate infinita della Romagna di Elisa Emiliani, con un’ecologia devastata, una campagna morta e rinsecchita e città dormitorio in cui l’unico diversivo è rappresentato da una manciata di cristalli sintetici per sballare, un’appropriata dose di ammazza-bionde per addolcire il palato dall’amaro della vita di tutti i giorni e una playlist di Johnny Cash per ricordarsi di un tempo in cui le cose non avevano ancora preso una brutta piega.
Il paese è infatti schiacciato da almeno tre generazioni sotto il tallone di ferro del regime corporatista, che ha instaurato uno stato di polizia che ha progressivamente eroso la sfera privata dei cittadini:

“Un meccanismo globale vorace che si muoveva seguendo le leggi del capitale e del controllo, nascondendosi dietro la propaganda della soddisfazione dei bisogni individuali che metteva la persona al centro del meccanismo di consumo. L’individuo, l’anello di congiunzione dei due triangoli speculari simbolo del corporatismo globale. […] Il problema era che il sistema era molto efficace nella propria difesa: forniva la tecnologia e la usava per esercitare un controllo capillare sui suoi membri”.

In un momento cruciale della loro adolescenza, le vite di queste tre amiche sono sconvolte dal ritrovamento di un cadavere appeso al noce nel giardino della casa di campagna in cui Ash vive con suo padre. Una casa silenziosa, da quando sua madre è morta per un tumore, ma in cui suo padre Tommaso continua a ospitare nottetempo le riunioni di un gruppetto di dissidenti che si sforzano di organizzare una qualche opposizione al totalitarismo. La Gramigna, nella sua scelta del posto in cui avrebbe esalato l’ultimo respiro, non può aver battezzato quell’albero a caso. Per Ash comincia così una ricerca che è allo stesso tempo uno scavo nel passato e una rincorsa verso il futuro. E con Reba e Anna, le amiche a cui si sente legata da un intreccio di sentimenti, affinità e responsabilità che si spinge anche al di là della definizione stessa di amicizia, decide di mettere in atto un piano che vagheggiano da tempo.

Un po’ per caso, un po’ per uno scherzo del destino, hanno infatti scoperto in un vecchio archivio criptato le Epistole, ultima testimonianza di una cellula della resistenza operante in città all’alba della dittatura. Il loro piano passa per la creazione di uno spazio virtuale in aperta violazione delle leggi vigenti, il ritrovamento di quella che è forse l’ultima biblioteca della zona da quando il corporatismo ha bandito i libri e la cultura, come da tradizione dei totalitarismi inevitabile passaggio per il consolidamento del regime, e la difesa delle persone che amano, finite nel mirino delle forze dell’ordine.

La storia che narra la faentina Elisa Emiliani, classe 1986, è un racconto di crescita e di scoperta: del mondo, con le deformità del sistema, che spaziano dall’emarginazione metodica dei cosiddetti “membri esterni”, quanti non hanno voluto abbracciare i dogmi della corporazione, fino alla spietata imposizione di un marchio (un codice a barre tatuato indelebilmente sulla pelle) e all’istituzione di campi di prigionia in grado di resuscitare gli orrori e le atrocità dei lager; ma anche di se stessi, delle proprie potenzialità, della propria determinazione, della vasta scorta di rabbia della giovinezza a cui attingere per incanalare la spinta del cambiamento in un progetto rivoluzionario: nato come una scappatoia per dare un senso a giornate di ordinaria disperazione, il Gioco diventa ben presto un’arma contro il regime corporatista, uno spazio di resistenza, una strategia per sopravvivere.

Ash (“cenere, o al plurale rovine, come le rovine di una città”, come spiega lei stessa) sperimenterà tutto questo sulla sua pelle, scoprendo anche un’insospettata riserva di coraggio, a cui attingere per sostenere fino alla fine le responsabilità e il peso delle proprie azioni, portando a compimento un cammino fatto di sacrifici, perdite, ferite, cicatrici, separazioni e, in definitiva, di crescita.
Forte di una scrittura fresca, l’autrice parla di una provincia che conosce bene e con estrema credibilità riesce a rendere il lettore partecipe delle vicende e delle disgrazie delle sue tre protagoniste. Una storia che a tratti, soprattutto negli scambi tra Ash, Reba e Anna e nella rapidità ed efficacia di tratteggio dell’ambiente, richiama la lezione del country noir di Daniel Woodrell (Un gelido inverno) e dei Trilobiti di Breece D’J Pancake, mentre su tutto aleggia l’ombra lunga di Philip K. Dick.
Un ottimo esempio di pavesismo fantascientifico, tanto per rinfocolare polemiche vecchie di quarant’anni, che fatte le debite proporzioni s’inserisce con merito nel solco di una strada segnata da pietre miliari come Dove stiamo volando di Vittorio Curtoni (1972) o Quando le radici di Lino Aldani (1977). Ma che riesce a omaggiare anche la più recente serialità televisiva, da Breaking Bad a Mr. Robot, passando per The Man in the High Castle, il cui immaginario concorre alla felice riuscita di Cenere.

Alcuni difetti avrebbero potuto essere forse corretti senza sforzo eccessivo, esaltando ulteriormente il valore del risultato finale. La gestione del punto di vista, per esempio, poteva essere registrata meglio e alcuni passaggi vengono sbrigati frettolosamente, con il risultato di rendere in maniera meno convincente del resto snodi fondamentali del romanzo, sia per il suo equilibrio drammatico (le incarcerazioni, ma soprattutto le risposte emotive dei personaggi alla sorte dei loro cari) che per la progressione della trama (il legame tra le Epistole, la biblioteca sotterranea e il Gioco). Ma al netto delle inevitabili imperfezioni di una prima prova, ci troviamo davanti a un esordio di tutto rispetto, un romanzo importante nel panorama della letteratura di genere e non solo.
La collocazione nella collana-madre di uno dei più ammirati editori di fantascienza in attività in Italia rende merito della bontà delle scelte operate da Zona 42 in questi primi cinque anni di attività, ma Cenere avrebbe potuto uscire senza sfigurare in una collana di narrativa contemporanea di qualsiasi editore medio-grande.

Tra le pagine di questa distopia vista dalla provincia profonda non è difficile cogliere punti di risonanza con le inquietudini di questi anni, con effetti che amplificano i brividi davanti ai colpi di coda dei nazionalismi travestiti da sovranismo, rinfocolati dalle crisi di un sistema economico agonizzante.
Come fa spesso la fantascienza migliore, Elisa Emiliani è di noi, qui e ora, che parla. E se questo è il punto di partenza, ha tutte le carte in regola per imporsi come una delle voci più riconoscibili e autorevoli dell’ambiente. Un motivo più che sufficiente per attendere con pazienza la prossima tappa del suo viaggio.

Letture
Lino Aldani, Quando le radici, Mondadori, Milano, 2009.
Vittorio Curtoni, Dove stiamo volando, Mondadori, Milano, 2012.
Philip K. Dick, La svastica sul sole, Fanucci, Roma, 2015.
Breece D’J Pancake, Trilobiti, minimum fax, Roma, 2016.
Daniel Woodrell, Un gelido inverno, Fanucci, Roma, 2007.

Visioni

Sam Esmail, Mr. Robot, USA Network, 2015, -.
Vince Gilligan, Braking Bad, AMC, 2008-2013.
Frank Spotnitz, The Man in the High Castle, Amazon Studios, 2015, -.

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