Ragazzi Belve Uomini, recensione

Maico Morellini ha dedicato su facebook uno splendido intervento a Ragazzi Belve Uomini, la raccolta dei racconti di Sam J. Miller tradotta da Martina Del Romano e illustrata da Anna Seghedoni.
Ve lo riproponiamo
qui di seguito con il permesso dell’autore. 

Buona lettura!


Immaginate di guardare dentro un caleidoscopio. L’occhio incollato al piccolo foro sul tubo di cartone, le dita della mano che ne accarezzano la superficie ruvida. Pronte a innescare la magia. Poi lo ruotate, quel caleidoscopio. E le ghirlande che vi esplodono davanti non sono solo immagini psichedeliche ma sono frammenti di vita che schizzano dal tubo e vi si conficcano nel cervello. Frammenti che colorano, feriscono, nascono e muoiono. Ecco, leggere Ragazzi Belve Uomini, antologia di racconti firmati da Sam J. Miller, è come guardare dentro un caleidoscopio del genere.

È come un viaggio, l’antologia di Miller. Un viaggio la cui rotta è definita dalla fatica, dalla gioia, dalla rabbia, dalla normalità e dalla necessità di essere ciò che si è. Un viaggio in un passato nel quale “la tristezza è una scintilla più potente della rabbia“, dove il desiderio di una condivisione furiosa e inevitabile finisce con l’innescare poteri di cui tutti erano consapevoli ma che nessuno sapeva di possedere.

Un viaggio che trascina fuori dallo schermo cinematografico alcuni miti e li trasforma in dolorosi ma sorprendenti strumenti del cambiamento. Raccoglie la loro eredità fisica e concettuale, il loro lascito a volte sofferto e a volte eroico, e utilizza ciò che sono e ciò che erano per catalizzare un cambiamento. Fisico o interiore o entrambe le cose.

Un viaggio che raccogli i sogni, i desideri e gli incubi di una collettività e che li trasforma in carne e ossa e desiderio e paura. Che descrive il sogno e l’incubo di ogni scrittore scoprendo i nervi di un’arte – quella dello scrivere – che non può prescindere dall’amore e dalla morte perché “le cose di cui abbiamo bisogno fanno sempre male“.

C’è tutto questo nel viaggio attraverso le vite racconta da ragazzi, da belve e da uomini. E c’è anche una grande sincerità nella scrittura di Miller. C’è una sincerità mista a una rabbia e a una determinazione che non possono però prescindere da una grande delicatezza di fondo. Ho guardato nel caleidoscopio, consiglio anche a voi di farlo. Unica avvertenza: la magia del caleidoscopio dipende anche dall’occhio di chi guarda.

Pubblicato in Ragazzi Belve Uomini, Recensioni.