Oval, recensioni #6

Quando in una recensione si citano in abbondanza nomi altisonanti, famosi o famigerati che siano, il rischio è che il testo di cui si vuol parlare passi in secondo piano.
In questa recensione a Oval Tommaso Guariento fa i salti mortali, e partendo da Foucault, cita in sequenza personaggi del calibro di Antonioni ed Eco, Camus e Ballard, e poi De Lillo, VanDerMeer e McCarthy, rimanendo sempre e comunque ancorato al testo di Elvia Wilk, e il risultato è spettacolare.
Se c’è un limite nel testo di Guariento è nell’assenza di nomi femminili, con Elvia Wilk a rimanere l’unica artista presente, ma speriamo davvero che il suo romanzo contribuisca a cambiare le cose.

Qui ve ne presentiamo un paio di passaggi. Per la recensione completa passate da Che Fare.

Buona lettura!


Oval non è riassumibile in modo sintetico; è come Casablanca letto da Eco: si può scomporre ma non unificare. Se di macro-tema o isotopia narrativa si vuole parlare, bisognerebbe assestarsi sui termini vaghi e abusati di Realismo Capitalista, New Weird, Climate Fiction, Solarpunk e ‘ballardiano’.”

“[…] l’arte della scrittura dei dialoghi e dei monologhi […] è ciò in cui Oval eccelle. Benché sia possibile individuare delle idee o dei personaggi che ci colpiscono in modo negativo, l’ambiguità di fondo di Oval rende difficile capire quale tipo di lettura morale l’autrice abbia voluto evocare.
Questa ambiguità è l’elemento che più ho apprezzato di Oval, forse proprio perché lo ritengo autentico ed originale. Così come c’è una reticenza a spiegare in dettaglio le varie soluzioni teoriche, il carattere dei personaggi secondari e la locazione spaziale, allo stesso modo, a livello narrativo, Oval non compie scelte estreme […].”

 

(leggi la recensione su Che Fare.)

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