Nick Parisi intervista Andrea Viscusi

Nocturnia

A qualche giorno dall’appuntamento con i lettori alla libreria Feltrinelli di Rimini, pubblichiamo anche sul nostro sito la chiacchierata tra Nick Parisi e Andrea Viscusi uscita qualche tempo fa su Nocturnia,
Ringraziamo Nick per averci concesso l’utilizzo del suo materiale e consigliamo a tutti i lettori di fare un salto sul suo blog, che si è conquistato a pieno merito un posto di primaria importanza tra che segue le vicende della produzione culturale di genere in Italia.

Andrea ViscusiCiao Andrea, è un piacere averti ospite di Nocturnia, come prima domanda ti chiedo se ti va di presentarti ai lettori del blog.

Intanto grazie per questo spazio, saluto tutti gli affezionati lettori del tuo blog e mi posso presentare come Andrea, anche se è più probabile che chi passa di qui mi conosca come Piscu, visto che è il nickname che da sempre mi identifica nel cyberspazio, su forum, blog e social network. Sono un giovanotto toscano appassionato di fantascienza che da alcuni anni si dedica alla scrittura, con tanti buchi nell’acqua ma anche qualche buon risultato.

Quando è nata la passione per il fantastico e la fantascienza e quando hai deciso di diventare uno scrittore?

Non è una cosa di cui mi sono reso conto subito, ma col senno di poi penso che si possa far risalire tutto a due racconti di Fredric Brown letti (di mia iniziativa) sul libro di italiano in seconda media. Probabilmente ha contribuito anche il fatto che trafugavo i libri da leggere da mia sorella maggiore, da cui ho assimilato una notevole dose di Stephen King. Ho deciso di iniziare a scrivere “seriamente” (cioè con l’intento di pubblicare) nel 2008, ma già da prima ricordo che fino ai primi anni delle superiori sfruttavo le tracce dei temi per trasformarle in racconti, quasi sempre di fantascienza (poi la prof mi fece notare che se chiedeva un saggio breve, un saggio breve dovevo scrivere…).

Quali sono stati gli scrittori che ti hanno formato maggiormente come lettore prima ancora che come scrittore

Ci sono degli autori che un appassionato di sf deve aver letto, e che forniscono la base dalla quale si può iniziare a spaziare nella vastità del genere. Mi riferisco ad Asimov, Clarke, Heinlein. Ma per la mia formazione sono stati molto importanti anche alcune saghe straordinarie: Dune di Frank Herbert, La Torre Nera di Stephen King, Guida Galattica per Autostoppisti di Douglas Adams. E come ho già detto, tutto è iniziato con Fredric Brown, quindi anche qualche centinaio di suoi microracconti va considerato.

Una mia curiosità, da cosa deriva il soprannome di Piscu?

Si tratta semplicemente di una storpiatura/contrazione del mio cognome, che qualcuno mi appiccicò addosso intorno ai dodici anni, e che da allora mi porto dietro.

Viscusi_SporePrima di cominciare a scrivere ti sei laureato in Statistica, e spesso la matematica ha un suo ruolo all’interno delle tue opere (un esempio che mi sento di fare è il racconto “Sinfonia per Theremin e Merli” arrivato secondo al premio Giulio Verne del 2012) Da dove nasce la tua passione per la matematica e quanto è difficile rendere appassionante una materia come la matematica in un opera di narrativa?

Non sono sicuro di sapere da dove deriva questa passione, è probabile che abbia contribuito un professore che ho avuto i primi anni delle superiori e che riusciva a rendere i numeri estremamente affascinanti (anche se i più lo odiavano proprio per questo). Forse ho sempre avuto una predisposizione a percepire gli schemi, e questo mi porta ad appassionarmi alla disciplina che più di tutte rappresenta la purezza estrema del processo logico. Mi rendo però conto che non tutti la vedono in questo modo, e infatti non è facile riuscire a scrivere una buona “storia matematica” che possa essere apprezzata anche da chi non ha un buon rapporto con la materia. Credo che il modo più efficace per rendere appetibile la matematica sia quello di mostrarla non come uno strumento, ma come un insieme di concetti che permeano il tessuto stesso dell’universo, e cioè quanto di più vero esista al mondo.

Sempre per rimanere in quest’ambito, anche se utilizzi diversi temi e scenari nella tua narrativa mi sembra che ci siano alcuni temi che ritornano spesso,tra cui l’immissione dei concetti classici della SF uniti ad un profondo umanesimo, è una ricostruzione sbagliata la mia? E nel caso tu come definiresti la tua narrativa?

Anche in questo caso è solo con il senno di poi che ho notato questi temi ricorrenti nelle mie storie. In sostanza penso che si possano ridurre ad evoluzione, religione, intelligenza, identità. In effetti penso di avere un approccio abbastanza alla narrativa tipico della fantascienza “classica”, ovvero sviluppo le storie intorno a una singola idea che costituisce un qualche tipo di speculazione tecnico/scientifica. In ogni caso cerco anche di rispettare i miei personaggi, nel senso che non mi piace creare delle semplici marionette che si muovono unicamente verso i miei scopi, ma che abbiano un loro schema di valori e siano coerenti con essi (anche se io non li condivido). Forse non tutto emerge nel racconto finito, ma spesso mi trovo a concepire non solo la storia che sto scrivendo, ma un contesto molto più ampio, un intero universo narrativo a cui mi affaccio solo per pochi minuti per raccontarne un piccolo scorcio.

La maggior parte dei lettori ti conosceva finora come autore di racconti, ma tra racconti e romanzi dove pensi di riuscire a dare il meglio di te come autore? E sopratutto, quella della narrativa breve era stata una scelta cosciente o vi erano stati altri motivi?

Credo che più o meno tutti coloro che si affacciano alla narrativa comincino con racconti. Inizialmente l’equivalenza “più corto = meno faticoso” funziona. Quando ho iniziato ad acquisire una certa capacità (e una maggiore conoscenza di questa capacità) ho comunque continuato a scrivere racconti, perché ritengo che per un genere come la fantascienza siano la forma ideale per esprimere con una storia il concetto che si vuole trasmettere. La mia esperienza con i romanzi è ancora troppo limitata per poter dire cosa mi riesce meglio, ma credo comunque che continuerò a scrivere racconti, proprio perché li ritengo una dimensione più adatta per sviluppare le mie idee.

Nel corso degli anni ti sei fatto conoscere partecipando a vari concorsi, precisamente a quali hai partecipato e quali ti hanno dato più soddisfazione? Sopratutto a quali di questi concorsi consiglieresti di partecipare ad uno scrittore che volesse debuttare?

Non so se riesco a ricordarli tutti… nel pieno della mia attività partecipavo a 4/5 concorsi contemporaneamente, e a volte mi dimenticavo anche di aver partecipato (mi sono ritrovato in pubblicazioni che non ricordavo di aver tentato!). Comunque tra i concorsi che ho apprezzato maggiormente negli anni ci sono il Trofeo RiLL (a cui partecipo tuttora, annualmente), il premio NASF, il concorso-lampo Minuti Contati. Posso serenamente consigliarli a chi vuole tentare la carriera letteraria nell’ambito del fantastico, tuttavia credo che ancora più importante, a livello di formazione, sia la partecipazione a portali/forum dedicati. Io sono cresciuto molto sul forum delle compiante Edizioni XII, soprattutto con il concorso USAM, non solo scrivendo ma anche commentando i lavori degli altri, che aiuta immensamente a comprendere gli errori e le ingenuità che è facile commettere nella scrittura.

Dimenticami Trovami Sognami ebook Cop 663x900Ti ho fatto  finora tutte queste domande sui racconti, perché recentemente il tuo romanzo “Dimenticami Trovami Sognami” è stato pubblicato da Zona42, primo romanzo italiano di questo editore. Ti va di raccontarci qualcosa di questo romanzo e  della sua trama?

Inizialmente può sembrare una storia di esplorazione spaziale, infatti Dorian, il giovane protagonista, viene selezionato per una missione dell’ESA di cui non conosce i dettagli. Scopriamo presto che non viaggerà nello Spazio in modo tradizionale, ma con un sistema molto diverso, e la sua missione durerà oltre dodici anni. Al rientro si ritrova catapultato in un mondo di un decennio più vecchio, mentre per lui è come se fosse passata solo una nottata.
In un certo senso però questo è solo l’antefatto, perché la storia segue poi altri percorsi e altri personaggi, con protagonisti diversi nella seconda e nella terza parte, tutti tra loro interconnessi.
I temi fondamentali sono l’esplorazione (nello Spazio, ma anche verso l’Interno), i sogni, il potere creativo dell’intelligenza, l’origine del cosmo, gli universi alternativi (non paralleli, è un concetto diverso). Sembrano tanti ingredienti per una storia sola, ma credo che si combinino in modo efficace. Ah, ed è anche una storia d’amore, perché Dorian aveva una ragazza, ma dodici anni dopo lei che fine avrà fatto?

Come sei entrato in contatto con quelli di Zona 42?

Conoscevo Giorgio Raffaelli già da alcuni anni, non intendo personalmente, ma come personaggio della blogosfera che seguivo sempre con interesse. Quando è nata Zona 42, progetto che ho apprezzato fin da subito (perché la mia visione della fantascienza e quella di Giorgio sono sempre state molto affini), l’ho contattato per mettere a disposizione i miei limitati talenti, anche solo come beta reader. Qualche settimana dopo è stato lui a suggerirmi che in effetti c’era una cosa che potevo fare, ovvero fargli leggere il romanzo (che sapeva avevo già completato) perché poteva interessargli. Quando ci siamo visti per la prima volta di persona, all’Italcon 2014 a Bellaria, abbiamo iniziato a parlare seriamente della cosa, perché sembrava che il romanzo fosse davvero interessante…

Sbaglio o questo romanzo ha avuto una lunga storia prima di arrivare ad essere pubblicato?

Beh, forse non lunghissima in termini strettamente temporali, perché ho iniziato a scriverlo nel settembre 2013, e sta uscendo a meno di un anno e mezzo di distanza! Però ha sicuramente girato parecchio prima di approdare a questo termine. Intanto la stesura l’ho iniziata durante il periodo in cui avevo appena lasciato il mio precedente lavoro, e mi trovavo ospite in casa di mia sorella per alcuni lavori: le prime pagine di DTS le ho scritte la sera tardi, dopo una giornata passata a scartavetrare persiane, per poi andare a dormire sul divano… il mio obiettivo era partecipare al premio indetto dalla casa editrice digitale Mezzotints, che aveva già proposto alcuni interessanti titoli di fantascienza (Tonani, De Matteo), e sono riuscito a consegnare in tempo. In seguito il romanzo è rientrato anche tra i finalisti… se non che qualche sconvolgimento societario ha portato alla de facto chiusura della casa editrice, che infatti non è più attiva da molti mesi (peraltro non è nemmeno la prima volta che mi capita una cosa del genere, era successo un paio di anni prima con le Edizioni XII… ma questa è un’altro storia). Nel frattempo però ero già stato contattato da Giorgio, e abbiamo quindi iniziato a lavorarci. L’allungo finale è stata l’ultima revisione fatta i primi di gennaio direttamente nel Quartier Generale di Zona 42 (location riservata, non posso rivelare dettagli): 10 ore filate in cui ci siamo confrontati pagina per pagina spostando virgole, sostituendo parole, soppesando ogni riga di dialogo… è stato abbastanza stressante, ma molto formativo!

4ApocalissiSei da parecchio nell’ambiente, anche se molti continuano a considerarti come uno scrittore debuttante, ti chiedo quindi quali sono gli errori che uno scrittore debuttante o meno  non dovrebbe mai fare.

Quando a un autore viene posta questa domanda la prima risposta è “l’umiltà”, quindi può sembrare scontato, ma non è così. Uno scrittore esordiente ha la sciagurata tendenza di presumere che ciò che ha scritto meriti di essere pubblicato, indipendentemente dall’oggettiva qualità. Purtroppo temo che il selfpublishing abbia incoraggiato questo fenomeno, visto che è ancora più facile di qualche anno fa ottenere una pubblicazione (seppur digitale) senza alcun filtro e senza “abbassarsi” all’editoria a pagamento. Credo che ogni scrittore, prima di pensare seriamente a proporre i suoi lavori a un editore (micro/piccolo/medio/grande che sia) dovrebbe passare almeno un paio di anni a confrontarsi con altri autori del suo livello per affinare la tecnica. Mai smettere di leggere, questo è scontato: la teoria di alcuni secondo cui leggendo si “inquina” la propria ispirazione l’ho sempre rigettata. E infine non sottovalutare il lettore, trattarlo sempre con rispetto e coerenza, anche quando ancora non si sa se il lettore effettivamente leggerà mai l’opera. Io da lettore me ne accorgo, quando l’autore mi tratta con sufficienza, ed è una cosa estremamente irritante. Non vorrei mai dare la stessa impressione.

Cosa pensi della mercato della fantascienza e della situazione dell’ambiente editoriale italiano?

Ehm, credo che questa domanda sarebbe bastata per un’intervista intera… è un discorso molto complesso, e che periodicamente riemerge tra gli addetti al settore e chi ci gravita intorno. Stringendo, ripeto quanto già detto in altre occasioni, ovvero che la mia percezione (prima di tutto da lettore, ma in seguito anche da autore) è che il settore della fantascienza italiana soffra di un’eccessiva autoreferenzialità, caratteristica già propria del genere in sé ma che da noi è ancora più acuita, portando a paradossi e storture nel sistema editoriale che tendono a promuovere non tanto l’impegno e la qualità, ma altri criteri di selezione. Questo porta in certi casi a far uscire (e magari ad assegnare premi a) testi poco interessanti, a volte anche poco curati, che da un lato reggono difficilmente il paragone con gli equivalenti internazionali, dall’altro scoraggiano i lettori curiosi che vogliono scoprire la letteratura fantastica italiana. Attenzione però, non sto dicendo che gli italiani “non sanno scrivere” o che la fantascienza italiana “non esiste”: gli autori ci sono, il fandom (quindi il pubblico) anche. Dove io vedo una certa barriera è dal lato degli editori specializzati (che poi non sono molti) e gli addetti ai lavori, che sembrano quasi muoversi su un piano diverso da quello dei lettori, che dovrebbero essere per definizione il punto di arrivo di tutto il lavoro. Comunque, in tempi recenti (diciamo da un paio di anni) mi sembra che le cose si stiano smuovendo, forse grazie anche all’ingresso nel mercato di editori piccoli ma determinati, come possono essere la stessa Zona 42, oppure Future Fiction o Vaporteppa. Forse la “rivoluzione digitale” ha permesso di presentarsi come editori senza dover necessariamente sostenere grandi investimenti di risorse, e questo consente agli appassionati di mettersi in gioco direttamente, a volte con risultati apprezzabili.

Dovendo consigliare qualcosa di tuo ad una persona che non ha mai letto niente di tuo cosa gli consiglieresti?

Scrivendo, un autore impara presto di essere il peggior giudice delle sue opere. Comunque facendo una media tra i racconti che secondo me valgono di più e quelli che hanno raccolto un buon riscontro da parte dei lettori, potrei suggerire Spore e La staffetta (entrambi nel volume Spore), la raccolta Quattro Apocalissi (disponibile in download gratuito), e il racconto Piombo contro acciaio a Elderberry Field, rintracciabile in due o tre antologie cartacee o digitali.

Tra i tuoi colleghi quali segui con maggiore attenzione ed interesse?

Ci sono alcuni ottimi autori con i quali mi sono incrociato ma che nonostante un buon numero di pubblicazioni non sono ancora riconosciuti come dei “professionisti”. Penso ad esempio a Samuel Marolla, Luigi Musolino (questi più per il genere horror/weird), Stefano Andrea Noventa (per fantasy e fantascienza). Tra gli autori già piuttosto affermati, apprezzo molto Francesco Troccoli.

Recentemente alcuni tuoi racconti, in particolare penso a “La Recluta” pubblicato su Galaxies, sono stati tradotti anche per il mercato francese. Che sensazioni hai provato nel vedere delle tue opere tradotte all’estero? Sai dirci come sono stati accolti in Francia?

È stata una cosa un po’ improvvisa e del tutto inaspettata, dovuto alla mediazione di Edizioni Scudo. Mi è stata chiesta semplicemente l’autorizzazione per tradurre alcuni racconti, e in seguito per pubblicarne uno sulla rivista che a quanto ne so ha un ruolo abbastanza importante nel panorama francese di genere (più o meno l’equivalente del nostro Robot). La cosa curiosa è che il volume raccoglie opere tanto di autori esordienti che affermati, così mi trovo insieme ad esempio Valerio Evangelisti! Non saprei però che riscontro c’è stato oltralpe, purtroppo non avendo contatti diretti con la redazione (e nemmeno una grandissima familiarità con il francese) non ho potuto seguire la cosa con attenzione.

futuramaUna mia seconda curiosità, parliamo  di Futurama, una serie che ci ha fatto quasi litigare (risata malefica di Nick). Quando è nata la tua insana passione (seconda risata malefica di Nick) per questa serie ? E perché?

Ho iniziato a seguirla casualmente, quando veniva passata su Italia1 a ora di pranzo… non mi sono appassionato subito, ma mi sono accorto che mi andavo a riguardare gli episodi con interesse crescente, e via via che acquisivo familiarità mi piaceva sempre di più. Quando poi ho fatto il salto e ho iniziato a vedere le puntate in lingua originale, è nata l’ossessione. Futurama è una serie molto complessa, con una sorprendente continuity interna e con la capacità di affrontare temi anche molto profondi. I riferimenti e le citazioni alla storia della fantascienza sono poi onnipresenti, ma a differenza di altre serie (come ad esempio The Big Bang Theory) dove sono fatti passare come argomenti nerd, qui il rispetto è massimo. È anche uno dei pochi cartoni che è riuscito a farmi piangere… e non una volta sola. Credo che qualunque appassionato di sf dovrebbe quantomeno conoscerla e averne visto una buona metà delle puntate, almeno le più significative. Chiedete pure maggiori dettagli, risponderò con piacere.

Progetti futuri: a cosa stai lavorando adesso e cosa ci dovremmo aspettare da Andrea Viscusi nel prossimo futuro?

Gli ultimi mesi dell’anno sono stati abbastanza impegnativi, infatti a parte seguire il lavoro su DTS ho avuto poco tempo e risorse per fare altro. Sperando che il successo planetario del nuovo libro mi lasci un minimo di respiro, ho intenzione di buttare giù alcuni racconti che ho in testa da almeno un anno, e proporli ad alcuni di quei concorsi che citavo prima, dei quali non mi stanco mai. Poi, conoscendo bene come funziona il mercato, credo che dovrò comunque tornare a lavorare su qualcosa di più lungo, e stavo pensando di ampliare in un romanzo la storia di Sinfonia per Theremin e Merli, che a mio avviso ha la potenzialità per essere espansa.

Bene, Andrea è tutto, nel salutarti ti rivolgo la classica domanda finale di Nocturnia: esiste una domanda ala quale avresti risposto volentieri e che io invece non ti ho rivolto?

Qualche domanda sulla musica che seguo e ascolto, che è un argomento di cui mi piace tanto parlare ma che non interessa pressoché a nessuno! Infatti mi ostino a scriverne sul blog e puntualmente quei post vengono disertati dalla quasi totalità del pubblico… ma mi accontento, e comunque se volete saperne di più, sapete dove trovarmi.

Pubblicato in Dimenticami Trovami Sognami, Zona 42 in rete e su carta.